Capitolo 3

Gli anni sessanta: dal quarto posto alla prima retrocessione

L'arrivo di Brighenti e il quarto posto

La formazione della Sampdoria nella storica stagione 1960/1961. In piedi, da sinistra, Cucchiaroni, Vincenzi, Ocwirk, Lojodice, Vicini e Bergamaschi. In ginocchio, Brighenti, Marocchi, Rosin, Recagno e Bernasconi.
La formazione della Sampdoria nella storica stagione 1960/1961. In piedi, da sinistra, Cucchiaroni, Vincenzi, Ocwirk, Lojodice, Vicini e Bergamaschi. In ginocchio, Brighenti, Marocchi, Rosin, Recagno e Bernasconi.

L'ottavo posto conseguito nella stagione 1959/1960 non soddisfece del tutto l'ambizioso presidente Ravano che, seppure ai ferri corti con la tifoseria per alcune cessioni eccellenti, decise di acquistare l'ennesimo scarto dall'Inter: dopo Cucchiaroni e Skoglund, arrivò a Genova il nazionale Sergio Brighenti. Proprio l'attaccante modenese diventò l'emblema della straordinaria annata blucerchiata, culminata con il quarto posto, dietro alle "superpotenze" del calcio nostrano. Con 17 vittorie, 41 punti e soprattutto con le 27 reti siglate da Brighenti, la Sampdoria raggiunse uno storico piazzamento, che rimane al terzo posto tra le migliori posizioni raggiunte in serie A dalla società genovese (dopo lo scudetto del 1991 ed il terzo posto del 1994). Da sottolineare anche le prove offerte da Cucchiaroni, Ocwirk e Skoglund, il primo autore di otto segnature, mentre gli altri realizzarono insieme un discreto numero di reti.

Quella stagione fu però turbata da un piccolo caso, costituito dal continuo alternarsi tra i due portieri della rosa: l'esperto Rosin, alla Samp da qualche anno, ed il giovane Sattolo, appena acquistato dall'Ivrea. Quest'ultimo godette della fiducia di Monzeglio fino alla terza giornata, quando, improvvisamente, l'allenatore gli preferì Rosin, che a sua volta dovette cedere il posto dopo la bruciante sconfitta di Catania. Alla fine, il "vecchio" portiere riacquistò definitivamente il suo posto da titolare, dopo l'imbarazzante prova offerta da Sattolo contro l'Udinese: la partita, giocata a Udine il 22 gennaio 1961, terminò con un perentorio 7-1.

Lolli Ghetti e l'inizio della lunga crisi

Sembrava che il grande piazzamento dell'ultima stagione potesse risanare gli ancora tesi rapporti tra società e tifoseria, ma ciò non avvenne. I sostenitori blucerchiati continuarono a non apprezzare l'operato della società, fatto soprattutto di cessioni eccellenti; dunque, il presidente, sotto la pressione insostenibile della sua famiglia, che lo voleva vedere uscire dal mondo del calcio, decise, seppure a malincuore, di lasciare. Da parte della società, fu quindi convocata una speciale Commissione, che scelse, come successore di Ravano, il ricco armatore Glauco Lolli Ghetti. Il nuovo presidente, appena eletto, promise alla tifoseria, entusiasta dell'ambizioso ciociaro, che la squadra avrebbe lottato per lo scudetto. Ma non fu così. Dopo la conferma di Monzeglio e la partenza del grande "lottatore" Ocwirk, Lolli Ghetti portò a Genova gli esperti slavi Boskov e Veselinovic, la cui grande esperienza non bastò per confermare il risultato della stagione precedente. Anzi, il decimo posto finale fu considerato persino soddisfacente, visto che, a poche giornate dalla fine, la squadra era data per spacciata: solo la sostituzione di Monzeglio con Roberto Lerici permise alla Sampdoria di salvarsi, con un bottino di otto punti nelle ultime sei giornate.

La stagione 1961-1962 vide la prima partecipazione dei blucerchiati ad un torneo internazionale, la Mitropa Cup: l'esordio europeo fu pessimo, visto che la squadra non riuscì neppure a superare il primo turno.

La formazione della Sampdoria nella stagione 1962-1963. In piedi, da sinistra, Battara, Vicini, Bergamaschi, Vincenzi, Da Silva e Toro. In ginocchio, Toschi, Tomasin, Maestri, Marocchi e Brighenti.
La formazione della Sampdoria nella stagione 1962-1963. In piedi, da sinistra, Battara, Vicini, Bergamaschi, Vincenzi, Da Silva e Toro. In ginocchio, Toschi, Tomasin, Maestri, Marocchi e Brighenti.

L'annata 1962-1963, contraddistinta dall'arrivo del Jorge Toro, fu caratterizzata dall'uscita dalla Coppa delle Fiere, a seguito della sconfitta per 6-0 contro gli ungheresi del Ferencvaros. La Sampdoria non fece meglio in campionato. La sconfitta per 2-1 contro il Genoa, riportata alla quinta giornata, costò il posto a Lerici, che fu sostituito dalla vecchia bandiera blucerchiata Ocwirk, mandato via nel 1961 per incomprensioni col presidente. La salvezza matematica, che fu ottenuta a poche giornate dalla fine del campionato, fu raggiunta soprattutto grazie alle buone vene realizzative di Cucchiaroni e del brasiliano "China" Da Silva, quest'ultimo autore di tredici marcature. Invece, Brighenti non fu in grado di sfiorare neppure lontanamente i grandi risultati dell'anno prima: furono solo otto le reti per il calciatore modenese. Di conseguenza, il sudamericano risultò l'unica nota positiva della stagione, mentre Toro, indicato all'inizio come uomo in più della squadra blucerchiata, segnò solo tre gol (di cui due su rigore): alla fine, passò al Modena, dove rimase per sette anni. Invece, furono ottime le prestazioni dei giovani della Sampdoria, che conquistarono il Torneo di Viareggio.

Nell'estate 1963, il presidente non rinforzò adeguatamente la squadra: le partenze di Cucchiaroni, Brighenti e Toro furono rimpiazzate esclusivamente dall'acquisto dell'ex genoano Barison, i cui 14 gol non bastarono per fare un buon campionato. Un pessimo finale di stagione costrinse la Sampdoria a giocarsi con il Modena lo spareggio per non retrocedere: la partita, disputata allo stadio San Siro di Milano il 26 maggio 1964, vide i blucerchiati prevalere per 2-0, con le reti di Barison e Salvi.

La stagione seguente fu caratterizzata dall'arrivo di giocatori anziani e modesti. Il tridente offensivo creato da Ocwirk, formato da Da Silva, Sormani e Lojacono, non permise alla squadra di fare quel salto di qualità che era stato loro chiesto. Furono solo sedici i gol segnati dai tre sudamericani, di cui sette da Da Silva, l'unico che tenne a galla la debole formazione sampdoriana. Tuttavia, soltanto una buona difesa, che sopperì alla scarsa vena realizzativa degli attaccanti blucerchiati, permise alla Sampdoria di ottenere la salvezza. Alla fine, dopo il cambio di allenatore, che vide la sostituzione del tecnico austriaco con la vecchia bandiera Baldini, fu guadagnato il quattordicesimo posto, dietro alla Lazio per differenza reti (il numero di punti era infatti lo stesso) e davanti a Genoa, Messina e Mantova: queste ultime retrocedettero in Serie B.

L'arrivo di De Franceschini e la retrocessione

Dopo avere raggiunto la salvezza, Lolli Ghetti si dimise dalla carica di presidente: al suo posto giunse Enrico De Franceschini, che provvide a confermare Giuseppe Baldini. Fra le sconfitte più pesanti c'è quella ad opera della Fiorentina: la partita, giocata alla settima giornata, vide i toscani surclassare i genovesi con il risultato di 5-0. Il presidente, che aveva perso la fiducia in Baldini, decise di affiancargli l'esperto Fulvio Bernardini, che finì per sostituire definitivamente "Pinella" dopo alcune giornate. L'ex allenatore di Bologna e Fiorentinanon riuscì a fare il miracolo di salvare la Sampdoria dalla retrocessione: nell'ultima giornata, i genovesi furono sconfitti dalla Juventus, mentre la SPAL, diretta concorrente per la salvezza, pareggiò, con una sorprendente rimonta, a Brescia. Il 2-2 finale è ancora oggi oggetto di molti sospetti, che si concentrano anche e soprattutto sul famoso arbitro Concetto Lo Bello, il quale diresse quella "strana" partita.

Nella terz'ultima giornata contro la Lazio in trasferta l'arbitro triestino Bernardis non concesse ai blucerchiati un rigore, definito "solare" da tutta la stampa nazionale, per un fallo del portiere Gori sul centravanti sampdoriano Ermanno Cristin. La mancata concessione del rigore risultò decisiva ai fini della lotta per non retrocedere: infatti, se la Samp avesse segnato il rigore ed ottenuto la vittoria, avrebbe raggiunto la Lazio in classifica, facendo così un passo verso la salvezza.

La pronta risalita con Arnaldo Salatti e il finale di decennio

Stadio Marassi, 18 giugno 1967. La Sampdoria si appresta a terminare, con una bella vittoria sull'Alessandria, l'ottimo campionato disputato.
Stadio Marassi, 18 giugno 1967. La Sampdoria si appresta a terminare, con una bella vittoria sull'Alessandria, l'ottimo campionato disputato.

La retrocessione in Serie B portò il presidente De Franceschini a dare le dimissioni: al suo posto giunse Arnaldo Salatti, che provvide a confermare Bernardini ed a rinforzare la squadra con alcuni buoni giocatori, tra i quali spiccavano Roberto Vieri e la punta Francesconi. L'annata fu contraddistinta da un entusiasmante duello tra la Samp ed il Varese, vinto alla fine dalla squadra blucerchiata, che concluse la stagione al primo posto, con un bilancio di 20 vittorie, 14 pareggi e 4 sconfitte. Il capocannoniere della squadra fu Francesconi, autore di 20 gol, seguito da Salvi e Vieri, che segnarono rispettivamente 12 e 5 gol. Anche i cugini rossoblù giocarono quel campionato di serie B, terminando alla fine al 12º posto, ma diedero non pochi dispiaceri alla squadra blucerchiata: il derby del girone d'andata vide un pareggio per 0-0, mentre al ritorno decise, per il Genoa, il capitano Rivara. L'ultimo match dell'anno fu giocato a Marassi il 18 giugno 1967: la partita, giocata contro la già retrocessa Alessandria, fu decisa da un gol dell'ariete blucerchiato Francesconi.

In ambito societario, ci fu un importante cambiamento il 23 marzo di quell'anno: l'associazione di persone Unione Calcio Sampierdarenese-Doria "Sampdoria" fu posta in liquidazione e sostituita dalla Unione Calcio Sampdoria Spa, costituita con un capitale sociale di 200.000.000 di lire.

Nell'estate successiva, Salatti ricevette, da parte del mister Bernardini, la richiesta di non cedere nessun pezzo pregiato; il presidente seguì il consiglio dell'allenatore, cedendo il solo Tenemma ed ingaggiando al suo posto Carpanesi, proveniente dallaRoma. Il girone d'andata vide una buona Sampdoria dal punto di vista del gioco, ma non dei risultati, visto che la squadra blucerchiata si trovò in zona retrocessione a quota dieci punti. Le parole di Bernardini, che spronò la squadra ad ottenere la salvezza, galvanizzarono i giocatori blucerchiati: con i 17 punti del girone di ritorno, la Sampdoria si piazzò al decimo posto. Furono soprattutto Cristin, Francesconi e Vieri, con i loro 20 gol totali, a permettere alla squadra di non soffrire eccessivamente nel finale di campionato.

Il presidente, senza dare esaurienti spiegazioni, alla fine di quella stagione si dimise, lasciando il posto all'avvocato Mario Colantuoni, con il quale si aprì un periodo piuttosto negativo, fatto di salvezze raggiunte all'ultima giornata.

La stagione 1968/1969 fu molto simile a quella precedente:

•Colantuoni non cedette nessuno dei pezzi pregiati, accontentando così Bernardini;

•la prima parte del campionato vide la Sampdoria costantemente aggrappata al quart'ultimo posto, a causa di alcuni pessimi risultati;

•solo le ultime partite dell'anno, in particolare le ultime sei, furono soddisfacenti (ben otto punti su dodici disponibili).

In questo modo, la formazione blucerchiata raggiunse il 12º posto, ad un solo punto dalla zona retrocessione. La salvezza fu merito soprattutto della buona difesa, guidata da uno stoico Battara, ormai da tempo bandiera della squadra; infatti, l'attacco mise a segno solo 21 marcature, risultando così uno dei più deboli della massima serie; né Francesconi, né tanto meno Vieri, "genio e sregolatezza", riuscirono a confermare i loro standard.

La formazione della Sampdoria nella brutta stagione 1969/1970. In piedi, da sinistra, Sabadini, Nielsen, Garbarini, Corni, Sabatini e Battara. In ginocchio, Francesconi, Salvi, Cristin, Frustalupi e Delfino.
La formazione della Sampdoria nella brutta stagione 1969/1970. In piedi, da sinistra, Sabadini, Nielsen, Garbarini, Corni, Sabatini e Battara. In ginocchio, Francesconi, Salvi, Cristin, Frustalupi e Delfino.

Dopo la sofferta salvezza, la tifoseria blucerchiata pensò che Colantuoni avrebbe fatto di tutto per rafforzare la squadra, ma Colantuoni fece l'esatto contrario; infatti, con la vendita di Vieri e Morini alla Juventus in cambio di Romeo Benetti e più soldi, la Sampdoria s'indebolì molto. L'arrivo del promettente centrocampista, peraltro molto stimato da mister Bernardini, non fu sufficiente per cambiare l'obiettivo della stagione, che era, come al solito, il raggiungimento della salvezza. La Sampdoria, guidata dalla sua ottima difesa, con il portiere Battara ed il difensore Sabadini sugli scudi, permise alla squadra di ottenere il 14º posto, salvandosi a due giornate dalla fine. Infatti, l'attacco mise a segno solo venti marcature, tra le quali quattro dell'ala Cristin; il centravanti più prolifico fu Francesconi, autore di tre gol in 14 partite.

Fonte: Wikipedia